Il Profumo del tempo perduto
“Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo”. Marcel Proust, 1963
Sicuramente molte volte abbiamo sperimentato la capacità, perlopiù inconsapevole, che un odore ha nel risvegliare un istante, un’esperienza passata ma radicata nella nostra memoria. Annusare un libro nuovo può di colpo portarci sui banchi di scuola anche se sono passati molti decenni; improvvisamente ci sentiamo lì… seduti di fronte alla nostra maestra e si rimaterializzano in noi emozioni che pensavamo dimenticate.
L’accesso ai ricordi tramite questo canale è stato ribattezzato “Sindrome di Proust” in onore di una celebre pagina del libro Alla ricerca del tempo perduto dove lo scrittore evoca involontariamente un episodio della sua infanzia legato all’odore e al sapore di un pezzetto di madeleine inzuppato nel tè di tiglio.
L’odore rappresenta per gli scienziati il più grande alleato dei ricordi. Nessun altro dato sensoriale è altrettanto memorabile di un odore, altrettanto resistente al logorio del tempo ed altrettanto capace di sollecitare gli altri sensi. La speciale codifica del dato olfattivo, non isolata dal contesto della sensazione di origine lo rendono più resistente all’oblio rispetto ad altri stimoli.
L’olfatto è inoltre l’unico senso ad essere in contatto direttamente con quella parte di cervello che controlla le emozioni, gli stati d’animo, l’appetito, ed alcune operazioni di memoria. Le vie che elaborano le informazioni “odorose” coincidono infatti da una parte con il sistema limbico o cervello viscerale comprendente l’ippocampo e l’amigdala (la parte più arcaica del nostro encefalo) e dall’altra con alcune aree della neocorteccia frontale. Tutte queste aree conferiscono all’odore una connotazione affettiva, favorendo la conservazione del ricordo e la sua speciale caratteristica.
Possiamo immaginare naso e cervello come collegati da una “scorciatoia”; gli odori che sentiamo vanno infatti a stimolare direttamente le aree del cervello viscerale o sistema limbico, scatenando risposte immediate ed istintive.
Stimolare il dialogo sui ricordi e sulle emozioni legate agli odori può assume in un contesto terapeutico individuale o gruppale un’occasione di ri-narrazione di sé e la possibilità di restituire un senso di unità alla nostra identità.