Attacco di panico: tra paure ed evitamenti. Come spezzare un circolo vizioso.
Ci sono paure drammatiche ad allarmare la persona che soffre di attacchi di panico. Ecco i timori più frequenti che le persone spesso vivono.
Posso avere un infarto o morire?
Una delle paure più comuni che si sperimenta durante un attacco di panico è la paura di morire o di avere un infarto. Le difficoltà respiratorie e l’aumento del ritmo cardiaco concomitanti all’attivazione ansiosa fanno allarmare così tanto da indurre la persona a credere di avere un attacco di cuore o di essere in procinto di morire, soprattutto quando ci si trova di fronte al primo episodio.
Una visita medica ed esami clinici, come l’elettrocardiogramma, possono differenziare le due condizioni ed escludere patologie cardiache in modo da procedere verso un intervento di tipo psicologico.
Posso perdere il controllo o fare cose imbarazzanti o impazzire?
La persona racconta di aver paura di fare o dire cose imbarazzanti e vergognose. Paura di perdere il controllo rispetto alle proprie funzioni fisiologiche (come perdere il controllo sfinterico, vomitare, eccitarsi sessualmente) oppure paura di perdere il controllo del proprio comportamento o della propria coscienza al punto tale da impazzire (urlare, fare gesti osceni, fare del male a se stessi o agli altri). Questo timore deriva dal fatto che un attacco di panico innesca una reazione di allarme senza che vi sia un reale pericolo in atto e questa reazione, a sua volta, genera un “eccitamento” che si traduce nella sensazione di dover fare qualcosa per svincolarsi o fuggire dalla situazione in cui si percepisce il pericolo.
Posso svenire?
Altra paura molto comune è il timore di poter svenire durante un attacco di panico. A questo proposito, è importante sapere che le sensazioni strane innescate dall’ansia e dalla paura sono gli effetti dell’iperventilazione. L’eccessiva frequenza respiratoria che si sperimenta in stati di ansia molto intensi comporta un’eccesiva immissione di ossigeno nel nostro organismo, responsabile a sua volta di sintomi come: vista sfuocata, vertigini o capogiri, gambe molli, confusione mentale, senso di irrealtà.
Di fronte a questi scenari temuti, le persone frequentemente iniziano a evitare tutte quelle situazioni o stimoli che vengono associati al panico (evitano di uscire da sole, di uscire quando fa troppo caldo o troppo freddo, di frequentare certi luoghi, di praticare certe attività, etc.). L’evitamento funziona bene nel breve termine perché allevia momentaneamente lo stato di ansia, ma progressivamente riduce i gradi di libertà della persona, condizionandone il funzionamento lavorativo, sociale, familiare.
La psicoterapia cognitiva è un intervento che può aiutare la persona a recuperare uno stile di vita personale e relazionale soddisfacente. Dopo un inquadramento della sintomatologia, si procede verso un piano terapeutico individualizzato in cui, a partire dalla ricostruzione del primo episodio di attacco di panico, dei contesti in cui l’ansia si presenta e degli evitamenti messi in atto, si lavora verso la comprensione dei propri schemi di sofferenza per arrivare a individuare le dinamiche che maggiormente contribuiscono al benessere personale.