Il DONO: davvero i bambini devono “meritarsi” i doni?
Per molti il clima natalizio di quest’anno ha un sapore diverso, spoglio dagli eccessi del consumismo, oggi si è orientati maggiormente sul valore dei legami, delle relazioni, dello stare insieme e del condividere. In questa atmosfera particolare, per certi versi di incertezze, legate anche alle possibilità o meno di passare le feste con i propri cari, partendo dalla tradizione di Santa Lucia mi interrogo sul significato del dono e del ruolo di noi adulti nel trasmetterlo ai nostri bambini. A Bergamo e in altre città del Nord d’Italia la notte del 13 Dicembre per molti bambini ed “ex bambini” è la notte più magica dell’anno perché arriva Santa Lucia con il suo asinello a portare i doni. La tradizione vuole che alla sera i bambini preparino fuori dalla porta latte con i biscotti per la Santa e fieno e carote per l’asinello; per poi trovare al mattino una stradina di caramelle che porta a tutti i doni ricevuti. Ed ecco che scatta la magia negli occhi dei bambini, difficile da descrivere; è la stessa emozione di sorpresa che hanno provato quei genitori o quei nonni e che la rivivono negli occhi dei loro figli o nipoti.
Il Dono per definizione è… quanto viene dato per pura liberalità, per concessione disinteressata, per grazia divina..
Allora perché noi “grandi” in questo periodo dell’anno promettiamo doni ai bambini in cambio di qualcosa? Perché con la frase “fai il bravo altrimenti Santa Lucia non ti porterà i regali” ci mettiamo in una posizione di superiorità cancellando completamente il significato del dono? Perché leghiamo i doni ad uno strumento educativo? Ricevere un dono segna i ricordi legati all’infanzia che ci portiamo anche nella vita adulta, ricordi che possono minare la nostra autostima in termini di merito e di amabilità. Oltre alla poca funzionalità educativa, perché sono davvero rarissimi i casi in cui Santa Lucia non arriva, anzi, nella stra grande maggioranza dei casi arriva con un carretto pieno zeppo di giochi; chiediamoci perché noi adulti abbiamo bisogno di metterci in una posizione di potere, coercitiva, difronte ad un significato che nel profondo è molto lontano da questi temi. Con questo ricatto emotivo “ se non fai il bravo non arriva niente! ” insegniamo che tutto dipende dal nostro volere, e soprattutto che il dono si deve meritare. Così facendo stiamo minando il significato del dare per donare che è alla base dei legami profondi, della dimensione caritatevole di aiuto, nell’esserci per l’altro. I bambini di oggi saranno gli adulti di domani, capaci di gesti spontanei non legati al merito, capaci di donare, capaci di costruire relazioni nei piccoli gesti quotidiani, come offrire un caffè al bar ad un amico o dare una moneta a chi è in difficoltà, solo se hanno vissuto che non tutto dipende dal merito o demerito, solo se hanno visto con i loro occhi la magia del dono conservata per quello che è.
“ la magia non si compra e non si vende, la magia si dona sempre, la magia la si vive. La magia la trovi in ogni bambino che alle 4 di mattina è già sveglio.
La magia la vedi in ogni bambino che al suono del campanello trema per l’emozione e per la paura,
la magia la si vede in ogni bimbo che la mattina del 13 dicembre inciamperà in una stradina di caramelle per vivere la fiaba più bella del mondo.
La magia la vedi negli occhi lucidi di ogni mamma, papà o nonno e nonna che rivivono ciò che loro hanno amato e vissuto.
Si scrive Santa Lucia, si legge magia, si legge emozioni, si legge ricordi…”