Il partire e l’incertezza
Non importa quanti scali aerei abbiamo fatto, quanti fusi orari e ore di jet-lag abbiamo attraversato nel corso della nostra vita. L’ansia prima di partire prima o poi può capitare a tutti, viaggiatori esperti e non. C’è chi non dorme la notte prima di partire, chi diventa irascibile nei giorni precedenti, chi fa un sacco liste per non dimenticare niente, chi immagina scenari improbabili su imprevisti, incidenti e corse furiose in aeroporto per non perdere l’aereo.
Che si tratti di un viaggio di lavoro o di piacere non ha importanza, partire è un’azione che in molti casi si accompagna a un senso di profonda insicurezza e vulnerabilità, in quanto implica un allontanamento da un ambiente famigliare nella prospettiva di affrontare esperienze incerte.
L’ “ansia del viaggiatore” crea uno stato di tensione tale da generare una sensazione di forte disagio, manifestandosi con i sintomi classici d’ansia : tremore, tachicardia, sudorazione, senso di affaticamento e difficoltà di respirazione. Spesso sono così lievi che quasi non ci facciamo caso, perché siamo concentrati sul fascio di adrenalina che ci avvolge, e forse non siamo nemmeno consapevoli che siamo in preda all’ansia da viaggio.
Anche se non si tratta di attacchi di panico, la cui sintomatologia è decisamente più violenta, il disturbo ansioso collegato al viaggio è comunque un problema che richiede adeguati trattamenti.
Questo stato deriva solitamente da un problema di ansia già presente che viene poi amplificato dal timore di non avere il controllo e dall’allontanarsi dalla propria zona di comfort.
Organizzare il viaggio con calma e in anticipo è uno dei modi migliori per combattere l’ansia da partenza. Soprattutto nei giorni che precedono il viaggio (ma anche nelle settimane precedenti), per ridurre l’ansia da partenza cercate di concentrarvi sulla destinazione.
E poi potete organizzare al meglio la casa prima di lasciarla, curarla affinché non ci sia nulla in sospeso.
Potete scrivere liste, depennare cose, fare scorte…
Ma alla fine c’è lui, l’istinto, l’impulso di andare oltre, di buttarsi in quel salto che ha in sè ansia e energia, attesa e paura, libertà e mancanza. C’è un pezzetto di vuoto tra il lasciare e l’arrivare, il nostro vuoto che cerchiamo affannosamente di colmare, invano.
Partire è un po’ come morire, è l’esperienza del vuoto, del saluto, dell’incerto, della pausa che tanto attendiamo e tanto temiamo; solo se l’attraversiamo possiamo goderne i benefici a pieno.
In un ciclo continuo.
Partire è un po’ morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po’ di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
Edmond Haracourt