14 Mar 2021

MENTE E CUORE: RELAZIONE TRA PSICHE E SALUTE CARDIOVASCOLARE

L’elevata pressione sanguigna è responsabile di molte malattie cardiocircolatorie, tra cui l’ictus, l’infarto del miocardio, l’aterosclerosi e l’insufficienza renale. Quando si parla di ipertensione, ci si riferisce ad una situazione di persistente pressione sistolica superiore ai 140mm/Hg e quella diastolica ai 90mm/Hg. Il trattamento d’eccellenza prevede la prescrizione di farmaci anti-ipertensivi, come beta-bloccanti,  ACE-inibitori e antagonisti del recettore dell’angiotensina e molto spesso si rende necessaria anche una rimodulazione delle abitudini alimentari e dello stile di vita adottato fino a quel momento: eliminazione di alcool e fumo di sigaretta, incremento dell’attività fisica e adozione di un regime dietetico mirato.

Senza questo cambiamento nella quotidianità, il rischio per una persona ipertesa di andare incontro a eventi cardiovascolari rimane notevolmente accresciuto nonostante la terapia farmacologica. Tuttavia, una buona parte dei pazienti ipertesi trova difficile, se non impossibile, modificare in tal senso le proprie abitudini quotidiane.

Negli ultimi anni si è aperta una proficua collaborazione tra cardiologi e psicologi: ciò che sta fortemente emergendo è che diversi meccanismi psicologici possono influire direttamente o indirettamente sulla gestione della malattia ipertensiva. Per esempio, sintomi ansiosi e depressivi, anche di lieve entità, possono agire negativamente sulla pressione arteriosa attraverso l’innesco di processi infiammatori che coinvolgono l’apparato cardiocircolatorio e gli stessi sintomi possono rendersi responsabili dell’alterazione cronica del sistema vagale (responsabile proprio della frequenza e intensità del battito cardiaco).

Oltre a questi effetti direttamente collegabili alle funzioni cardiocircolatorie, i sintomi depressivi, anche lievi, possono incidere sulla capacità della persona di migliorare il proprio stile di vita, oltre che influire negativamente sulla capacità di attenersi alle importanti prescrizioni mediche anti-ipertensive.

In questo contesto è interessante notare come sia emersa una stretta relazione non solo tra pressione arteriosa e i sintomi ansioso-depressivi, ma anche con il più generale benessere psicologico. Tratti come vitalità, ottimismo e umore positivo sono infatti in grado di modulare l’andamento della pressione arteriosa grazie alla promozione di uno stile di vita più salutare e una migliore capacità di affrontare situazioni potenzialmente stressanti. In conclusione, il benessere psicologico diventa un alleato per la salute cardiovascolare, che va promosso e sviluppato durante l’intero arco di vita.

Dott.ssa Silvia Carrara – Tirocinante psicologa

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