Conosciamo la Mindfulness
Il termine Mindfulness, nella lingua indiana Pali sati, ha una varietà di significati diversi che Jon Kabat-Zinn (1) riassume come la consapevolezza che emerge, prestando attenzione intenzionalmente al momento presente, in modo non giudicante, di fronte al presentarsi dell’esperienza, momento per momento.
Si fa dunque riferimento alla consapevolezza come a un radar della coscienza che monitora l’ambiente interno ed esterno, ma anche all’attenzione che permette di focalizzare questa consapevolezza verso esperienze e stimoli e infine al ricordo, ovvero al riportare ogni volta, e con pazienza, la stessa attenzione al momento presente.
Una metafora calzante potrebbe essere quella di un tenero cucciolo di cane, che, completamente ignaro delle basilari regole di comportamento, combini guai e marachelle in tutta la casa, ebbene, se pensassimo alla nostra mente come a un cucciolo di cane, sentiremmo una tenera indulgenza verso di lei.
Non importa allora quanto, durante la pratica di Mindfulness, essa si distrai, quanti pensieri la attraversino, quanto spesso si giudichi, quante volte entri in modalità pilota automatico, fondamentale è invece accompagnarla ogni volta, con indulgenza e tenerezza compassionevole, alle sensazioni del momento presente, senza giudizio alcuno.
L’assenza di reazione verso l’esperienza presente è il punto veramente fondamentale, una sorta di addestramento mentale non reattivo e, se ci pensiamo, la psicopatologia è al contrario una forma di reazione verso l’esperienza disagevole del presente, una lotta senza quartieri, una non accettazione.
Si tratta della messa in opera dei nostri filtri cognitivi che possono conferire significati all’esperienza diretta, talvolta però producendone una visione distorta, incompleta, superficiale, condizionando in tal modo la realtà stessa.
Prendere invece piena consapevolezza del fatto che i pensieri non sono reali, ma semplici fatti mentali, mutevoli e passeggeri, ci conferisce allora un enorme respiro di libertà e di pienezza, vedendoli come nuvole, foglie, alte e leggere, mosse dal vento, impermanenti, innocue e transitorie, che compaiono e scompaiono dalla nostra visuale.
Questa forma di meditazione è infatti anche detta osservazione non reattiva, finalizzata a non cambiare nulla, a non ottenere nulla, ma con la capacità di notare come la mente continuamente e naturalmente vaghi e con l’intenzione di riaccompagnarla gentilmente ogni volta al momento presente.
L’ancoraggio al presente può presentarsi in varie forme, dai suoni alle sensazioni tattili e gustative, sebbene la base fondamentale che ci àncora al momento sia facilmente a disposizione di tutti, e, senza alcuno sforzo, ne siamo equipaggiati proprio dal momento in cui nasciamo, ovvero il respiro.
Sentire il flusso dell’aria che, carica di ossigeno, come un’onda del mare, entra dalle narici, percorre di vita il nostro corpo e fluisce fuori nell’ambiente circostante, è un’esperienza semplice, alla portata di tutti, ma di una potenza straordinaria. Permette di sintonizzarsi con il presente, di attraversarlo, per come esso è, per come si presenta, anche se doloroso, lacerante, disturbante come può succedere in alcune psicopatologie.
Allora le parole chiave sono: la chiarezza della mente osservatrice, ovvero una modalità esperienziale di vedere le cose per come sono; il decentramento, ovvero la distanza di chi osserva senza essere travolto dall’esperienza; la piena attenzione, intesa come capacità di monitorare quello che conduce alla felicità e ciò che determina la sofferenza; l’accettazione, ovvero lo stare con quello che c’è in modo accogliente, senza giudizio; la compassione o sensibilità nei confronti della nostra e altrui sofferenza insieme all’impegno a cercare di alleviarla.
Alla luce di quanto riportato, è facilmente intuibile come la pratica della mindfulness possa essere allora un validissimo strumento a supporto della psicoterapia per aiutare quindi il paziente a focalizzare la sua attenzione sul presente, senza lasciarsi irretire ad esempio dai fantasmi del passato o destabilizzare dalle ansie per il futuro. Sono diversi ormai i protocolli terapeutici che potrebbero, quando è possibile, coadiuvare il lavoro dello specialista in molti ambiti come nella riduzione dello stress, nel post trauma, in alcune situazioni depressive, fino ai disturbi ossessivi-compulsivi.
(1) Biologo, Professore Emerito di Medicina, fondatore della Stress Reduction Clinic, per il protocollo MBSR, e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School. Opera per aiutare i pazienti per lo più cronici a far fronte a stress, sofferenza e malattia, per mezzo della consapevolezza del momento attuale, basata sull’attenzione al momento presente, accettando ogni cosa per come è in quell’istante preciso.